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stampe erotiche - Nudità nell'arte

Nel campo dell'arte, il nudo è la rappresentazione del corpo umano in nudità in tutte le discipline artistiche. La nudità nell'arte - nella pittura, nella scultura e più recentemente nella fotografia - ha generalmente rispecchiato, con alcune eccezioni, i livelli sociali di estetica e di moralità dell'epoca.

La raffigurazione della nudità nell'arte, ad esempio nel Medioevo, veniva considerata blasfema. Più recentemente, nelle culture in cui la nudità era accettata, non c'era problema per i nudi in pittura e scultura, mentre, in altri ambienti la nudità artistica è stata solamente più tollerata della nudità "vera", con diversi standard. Poiché le attitudini sociali sulla nudità artistica sono cambiate, ciò ha talvolta condotto a conflitti sull'arte che non è più conforme agli standard prevalenti. Ad esempio, la Chiesa Cattolica Romana una volta organizzò la cosiddetta campagna della foglia di fico per coprire la nudità nell'arte, iniziando dalle opere dell'artista Rinascimentale Michelangelo. Il nudo è diventato una specie di arte rappresentativa, in particolare nella pittura, nella scultura, e nella fotografia. Raffigura persone senza indumenti, di solito con stili che distinguono gli elementi artistici dell'essere nudo senza essere provocatorio. In particolare nelle arti figurative si distingue il "nudo artistico" dal "nudo erotico", nel primo caso si tende a mostrare la bellezza, mentre nel secondo viene messa in evidenza la sensualità. La nudità nell'arte, anche quando mostrata pubblicamente, per esempio, una statua o un dipinto che rappresentino una persona nuda, viene accettata con più facilità rispetto a persone nude in un luogo pubblico dove la nudità non è ammessa. Comunque, c'è anche molta arte che raffigura una persona nuda con un pezzo di tessuto che a stento copre i genitali. Uno sketch degli anni sessanta che ha per protagonisti i comici inglesi Peter Cook e Dudley Moore che ammirano Le grandi bagnanti 2 di Cézanne alla Galleria Nazionale di Londra ironicamente suggeriscono che ci devono essere centinaia di dipinti che non sono esposti pubblicamente perché i pochi vestiti non erano al posto giusto mentre gli artisti li dipingevano.

Stampe erotiche giapponesi

Si dovrà attendere l’inizio del XVII secolo quando finalmente il Giappone raggiungerà un periodo di stabilità politica dovuto alla cessazione delle guerre civili che per molto tempo lo avevano tenuto in scacco per vedere i primi cambiamenti in campo xilografico. Il merito del miglioramento della stabilità politica giapponese si deve all’opera di tre grandi condottieri che fondarono il potere militare dello shogun (generalissimo) trasportando, fra l’altro, anche la loro residenza da Osaka a Edo. Durante il periodo Edo (detto anche Tokugawa: 1600-1868) i bushi, cioè i grandi proprietari terrieri corrispondenti ai nostri feudatari medievali, le cui ricchezze derivavano dalla rendita fondiaria, furono progressivamente impoveriti dagli obblighi e dalle corvée che erano costretti a prestare allo shogun. A lungo andare i samurai, non essendo più in grado di assolvere agli obblighi della loro posizione sociale, furono costretti a chiedere prestiti e servizi ai rappresentanti di una nuova classe sociale appena nata quella dei chonin che ufficialmente disprezzavano poiché li consideravano arrampicatori sociali. Con la pace fioriscono anche nuove attività economiche che alimenteranno progressivamente la ricchezza dei chonin (attività commerciali e imprenditoriali). È grazie ai chonin appartenenti alla neonata classe media giapponese che la xilografia esce dal chiuso dei conventi buddhisti per diventare una vera e propria arte ormai del tutto slacciata dai modelli cinesi da cui ha avuto origine. Da questo momento in poi la stampa dei libri sarà una prerogativa della nuova classe media che la eserciterà a scopo puramente commerciale visto che potrà essere rivolta ad un nuovo pubblico sempre più vasto e variegato i cui gusti dovranno essere assecondati per assicurarsi una fetta sempre più ampia di mercato. Progressivamente si assiste anche allo spostamento spaziale della produzione editoriale che nella prima metà del XVII secolo è ancora localizzata nella zona Kyoto e Osaka, ma che nella seconda metà dello stesso secolo si sposterà definitivamente ad Edo. La città di Edo nel frattempo si era notevolmente ampliata anche grazie ad un editto shogunale del 1638 col quale i grandi signori feudali (daimyo) furono obbligati a spostare la loro residenza e tutto il loro seguito, ad Edo per almeno sei mesi all’anno in questo modo Edo diventa sia la nuova capitale del Giappone che la patria dell’ukiyo-e. È sempre nel corso del XVII secolo che il termine ukiyo si libererà progressivamente di tutte le sfumature negative per identificarsi sempre di più con i personaggi del teatro kabuki o con le cortigiane delle case di piacere, nonché con le esperienze piacevoli rappresentate per esempio dalle gite in barca, vissute dalla nuova classe media. Del resto ai chonin non era permesso partecipare attivamente alla vita politica del paese e dunque queste occupazioni li distraevano dalle loro frustrazioni. Mano a mano che ci si avvicina alla fine del XVII secolo si identificherà il termine ukiyo con la filosofia edonistica del chonin e soprattutto con la nuova forma artistica da lui preferita cioè l’ukiyo-e. A differenza delle opere degli artisti italiani del Trecento e del Quattrocento i chonin non compariranno mai nelle stampe xilografiche poiché il loro intento non ha nulla di auto celebrativo. Nelle opere da loro commissionate si celebrano infatti i loro idoli cioè gli attori ed i personaggi teatrali nonché la bellezza e l’eleganza delle cortigiane. In poche parole volevano celebrare il loro mondo cioè quello dei quartieri del piacere dove vivevano i loro idoli gli attori del teatro kabuki, ma soprattutto le cortigiane che dunque in Giappone rivestivano un ruolo che in nessun’altra civiltà ha mai avuto una così grande importanza. Esistevano varie categorie di cortigiane. Le più quotate erano le tayu il cui rango permetteva loro di scegliere i propri clienti e che proprio per questo erano difficilmente avvicinabili da chiunque. Le tayu avevano una grazia innata ed innumerevoli conoscenze artistiche: erano esperte di poesia, calligrafia e canto inoltre sapevano suonare una specie di liuto a tre corde chiamato shamisen. Le loro competenze non finivano qua in quanto conoscevano la cerimonia del tè e l’arte della conversazione, insomma erano delle vere e proprie celebrità. C’era un unico neo nella loro magnifica vita: erano praticamente delle schiave di proprietà del tenutario della casa a cui appartenevano. Dunque anche le stampe che le ritraevano erano parimenti preziose poiché non erano ricercato soltanto di chonin innamorati di loro, ma anche dalle loro mogli che traevano da questi ritratti indicazioni importanti su come acconciare i loro capelli o su quali tessuti scegliere per i loro kimono o su come indossare la grande cintura obi. I soggetti delle stampe ukiyo-e non sono solo gli attori del teatro kabuki o le cortigiane tayu, ma anche soggetti tratti dalla letteratura giapponese o cinese classica oggetto di garbate parodie. Il tema paesaggistico invece diverrà di gran moda solo nel XIX secolo accanto ai soggetti storici. Per quel che riguarda le stampe erotiche dette shunga invece se ne hanno esemplari un po’ in ogni epoca essendo questa una produzione artistica che attraversa trasversalmente tutto il genere artistico xilografico.